Storia

Amatrice dal 1735 all'Età Contemporanea

Con Carlo e Ferdinando di Borbone la città di Amatrice conobbe la sudditanza nei confronti del Regno di Napoli. Terremoti, brigantaggio e dominazione napoleonica segnarono i secoli XVII-XVIII e parte del XIX. Amatriciani illustri armati di patriottismo parteciparono al Risorgimento italiano, entrando a far parte della Storia. Con l'Unità nazionale, la città venne inserita nell'Abruzzo aquilano e, nel 1927, nella regione Lazio

Carlo III di Borbone, nel 1735, come nuovo Re di Napoli, ottenne in eredità territori appartenenti alle famiglie Medici e Farnese. Nel 1759, Carlo cedette in eredità al figlio Ferdinando gli Stati mediceo farnesiani, tra i quali rientrava anche il territorio di Amatrice. Nel corso del XVII e XVIII secolo, il borgo reatino "tra i più Belli d'Italia" fu colpito da numerosi terremoti che distrussero quasi tutti gli edifici e le ville del territorio.

A partire della fine del XVIII secolo, la città fu soggetta a brigantaggio di matrice politico sociale. Con la discesa di Napoleone in Italia, anche i territori di Amatrice rientrarono tra le conquiste del condottiero francese e, con il nascere della Repubblica Napoleonica, andarono a costituire uno dei sedici cantoni del Dipartimento della Pescara.

Nel secolo XIX, teatro di fermenti e rivoluzioni, molti amatriciani illustri costituirono parte attiva nel Risorgimento italiano, tra i tanti spiccano i nomi di Piersilvestro Leopardi, Don Nicola Rosei e Don Giuseppe Minozzi.

In seguito all'Unità d'Italia Amatrice venne inserita nell'Abruzzo aquilano e, nel 1927, con la nascita della provincia di Rieti, entrò definitivamente a far parte della regione Lazio.

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